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mercoledì 11 marzo 2009

INTERESSANTE.....

Riporto qua di seguito la conclusione di una lezione tecnica tenuta da Marco Sanguettoli, allenatore delle giovanili delle Virtus Bologna.
Vorrei riuscire a trasmettere la gioia che provo quando la mia squadra riesce recuperare una palla o a costringere l’avversario a commettere un’infrazione o a forzare un tiro; quando ciò accade i giocatori si guardano e si scambiano un sentimento di forza e di compattezza che difficilmente emerge dopo una buona azione d’attacco e la fatica fatta durante gli allenamenti diventa più sopportabile.Non proverei invece alcuna soddisfazione nel vincere una partita di under 13 solo per aver obbligato la mia squadra, andando contro la propria innata voglia di sfidare l’avversario, a rintanarsi dentro l’area dei 3 secondi aspettando che gli avversari sbaglino. Invece succede che questi “maghi” della panchina esprimano tutta la loro fierezza auto compiacendosi della propria sagacia tattica.Purtroppo queste tristi conduzioni tattiche sono riscontrabili sia nelle società minori che nelle società che hanno da sempre settori giovanili importanti, non fosse altro per gli investimenti destinati ai giovani.D’altronde è un po’ tutto il sistema che, a mio avviso, è sbagliato se è vero che, di solito, la prima domanda che ti fa un giornalista informandosi della tua squadra giovanile riguarda la previsione del piazzamento di classifica a fine campionato e la seconda riguarda i campionati giovanili vinti in carriera; così come generalmente, salvo rare eccezioni, il criterio prevalente con cui i dirigenti scelgono gli allenatori del settore giovanile è ancora legato ai campionati vinti.In conclusione credo che noi allenatori del settore giovanile dobbiamo scegliere fra un bell’articolo sulla cronaca locale per una partita vinta speculando tatticamente, inibendo contemporaneamente la crescita dei nostri giocatori, o uno sguardo compiaciuto e riconoscente di un nostro ragazzo che, dopo una buona prestazione in cui ha evidenziato miglioramenti tecnici, esprime tutta la sua riconoscenza nei nostri confronti sentendosi ripagato della fatica fisica e mentale sopportata durante gli allenamenti: se vorremo optare per la prima ipotesi diremo, citando Nanni Moretti, “continuiamo a farci del male”.

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